Avevo difficoltà a esprimerle la grande confusione che avevo dentro. Non insicurezza, non ripensamenti, ma una specie di sbalordimento di fronte a questa sensazione di felicità e completezza.

Tutti pensano che, in quanto moto, io non abbia una cultura.
Ebbene, nella mia sacca laterale si sono susseguiti per anni almeno una cinquantina di piccoli libri tascabili. Matt li acquistava ai mercatini dell’usato e li leggeva quando eravamo soli.

Si ritiene che sesso e genere siano in qualche modo complementari: ogni cultura sovrappone cioè ai corpi sessuati le proprie norme e le proprie concezioni culturali sul come maschi e femmine debbano essere distinti o classificati e sul come debbano comportarsi. Tutto ciò si può condensare dicendo che il gender è una costruzione sociale, cioè che il gender (il binarismo uomo/donna) è il risultato intenzionale e involontario di pratiche sociali.

La mia squallida vendetta fu scatenata dal raggiungimento della consapevolezza di quanto rumore facesse la musica in me, di quanto ingombrante fosse il suo amore e di quanto struggente il mio dolore.

La mancanza di spontaneità. È questo il nocciolo di tutta la faccenda. O forse sono solo gli ormoni, anche in questo caso. Ad un certo punto nella vita di una persona, forse dovrei dire di una donna… o forse dovrei dire “a questo punto della mia vita” il sesso non interessa più, oppure mi interessa a ondate: oggi sì, domani no, in questa settimana mi fotterei anche un cetriolo, la settimana prossima una Sharon Stone mi lascia indifferente!

L’amore per lei mi vive da dentro, ragazze, fa tanto rumore. Vivo l’impressione di averla accanto e so che non c’è, ma è come se mi parlasse. Il rumore del suo silenzio, della sua assenza, lo vivo, lo sento… tuona forte e mi fa tremare.

Figurève chée tèpe de tosi, cuàndo che i ga visto entrare soła só scuòła un buratìn! I se ga copà dal rìdare.

In amore è sempre la stessa cosa, meglio una caramella oggi o due domani? Il punto è che la vita le aveva insegnato che domani quello che ti dà le caramelle potrebbe non esserci e allora meglio prenderne una oggi e domani sperare di trovare nuovamente qualcuno a cui elemosinare un dolcetto.

Gli harleysti li chiamano gli Open-day, mentre Massimo li chiama sconsolato “i giorni in cui mi tocca lavorare anche se Dio riposa”.

La prossima volta mando mio nipote alla farmacia e mi faccio comprare lo sciroppo, quello che mi dava quel dottore là… Com’è che si chiamava? Tentini? Talmini? Toldini?
– Si chiamava Otelli!